Già al risveglio sapevo che quella sarebbe stata una giornata diversa dalle altre.
Giorgia ha preferito restare a casa con il papà a giocare e a fare i compiti, io avrei impiegato quel momento libero per trascorrere qualche ora a casa di mamma e papà, tra un caffè, ricordi e storie di cucina.
Ho iniziato a godermi appieno la compagnia dei miei genitori, delle personcine anche molto simpatiche, da quando entrambi sono andati in pensione dopo una vita di duro lavoro in fabbrica.
Da bambina, a differenza di mia figlia, ma come tanti altri bambini di ieri e di oggi, li vedevo poco. Durante la settimana quando mi svegliavo per andare a scuola loro erano già usciti da almeno due ore, la sera, quando rientravano, la cena era già pronta in tavola. La nonna, che ha sempre vissuto con noi, preparava dei manicaretti che ancora adesso, se chiudo gli occhi, mi pare di sentirne il profumo e perfino il sapore. Subito dopo cena ci raccontavamo la giornata, uno sguardo al diario scolastico, una controllatina ai compiti e poi tutti insieme a guardare un film trasmesso puntuale alla 20.30 alla tv. Era uno di quei modelli senza telecomando che ti obbligavano, per pigrizia, a seguire anche programmi che non ti interessavano solo perché nessuno aveva voglia di alzarsi a cambiare canale.
La nonna andava a letto subito dopo cena, io alle 21.00. La mia camera era adiacente alla sua. Dopo essermi infilata nel letto, avevamo un modo speciale di salutarci e di farle sapere che ero andata a letto anche io, bussare quattro volte sul muro come a volerle augurare una: buo-na-not-te.
Quante volte ripenso a quel piccolo rito.
Dopo poco arrivavano mamma e papà a rimboccarmi le coperte. Avrei voluto che quel momento durasse il più possibile ma puntualmente crollavo dal sonno.
Uno dei momenti in cui mi divertivo particolarmente con i miei era durante i fine settimana, nei momenti come questo che ti sto raccontando e nelle tanto attese vacanze estive, quando i miei raggiungevano me e la nonna, nella località di vacanza scelta durante l’anno.
Molte delle mie vacanze le ho trascorse in Calabria, nel paese di mamma e nonna tra zii e cuginetti.
Ricordo che ci si alzava di buon ora per andare al mare che era lì, a due passi da quella casa senza intonaco, con l’ultimo piano da ultimare, che si usava, come si vede nei film, per stendere i panni ad asciugare.
Per raggiungere la spiaggia si doveva passare in mezzo ad una pineta di eucalipti, solo chi è stato in Calabria ad Agosto con 40°C all’ombra sa bene quanto possa essere piacevole una passeggiata, seppure breve, al fresco.
All’ora di pranzo la nonna che “non scendeva al mare” aveva già imbandito la tavola piena di leccornie. Salumi, l’immancabile capocollo, formaggi della Sila, pane fresco e la pasta fatta in casa col ferretto, i maccheroncini o fusilli calabresi.
I maccheroncini ed i fusilli al ferretto sono una tipica pasta calabrese, il cui impasto, povero, è realizzato con sola farina di semola di grano duro e acqua.
Il segreto per avere dei maccheroncini perfetti è innanzitutto la pazienza, il riposo della pasta è fondamentale per poterla lavorare senza troppa fatica. E la nonna di pazienza ne aveva proprio tanta, proprio come la mia mamma. Io invece ci sto ancora lavorando.
Si sa che i calabresi hanno la testa dura e questa pasta, se non la si fa riposare, li rappresenta perfettamente. Altro segreto della nonna per realizzarla, utilizzare un ferretto abbastanza spesso, o ferro da calza ben infarinato, in modo che il sugo possa poi abbracciare i maccheroncini o i fusilli alla perfezione.
Nel caso non si abbia a portata di mano un ferretto si può sempre tirare un pezzetto di pasta facendo pressione sulla spianatoia con le dita.
Queste che vedi sono le mani della mia mamma, quanto invece non ricordavo: la pineta di eucalipti e la casa senza intonaco, arrivano dalla memoria di papà che, durante questo “shooting” con la scusa di preparare il caffè, si intrufolava in cucina e riportava alla mente aneddoti su quel tal parente o su quella volta che…
Quanto ho riso quel giorno.
Ora questi ricordi saranno sempre qui con me, come le mani di mia madre e il sorriso di mio padre.
:
- Per la pasta
- 500 g di farina di semola di grano duro + altra per la spianatoia
- 250 g di acqua naturale
- Per il condimento
- 100 g di ricotta vaccina setacciata e sgocciolata
- pomodorini ciliegia o datterini (in alternativa salsa di pomodoro)
- 1 melanzana piccola
- 2 peperoni rossi
- 1 piccola cipolla di tropea
- basilico fresco
- pecorino o parmigiano grattugiato
- peperoncino piccante
- olio evo
- Prepara la pasta
- Versa sulla spianatoia la farina a fontana.
- Forma un incavo al centro e versa delicatamente l'acqua.
- Con una forchetta miscela lentamente l'acqua alla farina, quando tutta l'acqua sarà stata assorbita usa le mani e impasta per qualche minuto.
- Una volta ottenuto un composto omogeneo chiudilo nella pellicola per alimenti e lascialo riposare per almeno 30 minuti.
- Nel frattempo prepara il pesto alla calabrese come ti spiego qui sotto.
- Trascorso il tempo di riposo della pasta, preleva dei pezzetti di impasto e forma dei lunghi "cilindri" con le mani.
- Taglia a pezzetti di circa 5 cm e avorala con le dita come ti ho mostrato qui sopra per formare i maccheroncini.
- Per i fusilli invece taglia la pasta un po' più lunga e avvolgila intorno al ferretto infarinato.
- Cuoci la pasta in abbondante acqua bollente salata e scola al dente.
- Tieni da parte un po' di acqua di cottura per amalgamarla meglio al condimento.
- Prepara il pesto alla calabrese
- Riscalda un filo di olio in una padella capiente.
- Trita finemente la cipolla, taglia a piccoli tocchetti tutte le verdure (cuoceranno prima) e rosola nella padella ormai calda.
- Cuoci fino a che non saranno cotte ma non avranno perso di consistenza.
- Versa le verdure nel mixer e aggiungi la ricotta, qualche fogliolina di basilico, il parmigiano o il pecorino e un pezzetto di peperoncino piccante secondo i tuoi gusti.
- Frulla il tutto fino ad ottenere un pesto fine ed omogeneo.
- Condisci la pasta aggiungendo se necessario un po' di acqua di cottura, servi in tavola e goditela in compagnia.
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Storie di cucina
Ho voluto condividere con te una delle mie tante #storiedicucina ma sono certa che apprezzerai ancora di più le Storie di Cucina che potrai acquistare con il Corriere della Sera in edicola da oggi, 29 gennaio.
Una nuova collana di libri, romanzi e saggi a tema food curata dalla food editor Angela Frenda, pensata per chi ama leggere e cucinare. Un viaggio tra generi e stili diversi, legati dal filo rosso dell’amore per la cucina e la narrazione. Avventure tra profumi e gusti sempre nuovi raccontati da grandi autori contemporanei scelti dal Corriere della Sera per intraprendere insieme un esclusivo percorso culinario.
Apre la collana il libro La parte più tenera di Ruth Reichl, figura di primo piano della critica culinaria mondiale. Le due uscite successive sono Un filo d’olio della scrittrice e avvocatessa Simonetta Agnello Hornby e Julie & Julia di Julie Powell dal quale è stato tratto l’omonimo film di Nora Ephron con Meryl Streep e Amy Adams.
Fanno parte dell’iniziativa vere chicche come i libri inediti in Italia tradotti appositamente per Storie di cucina Home cooking di Laurie Colwin e Il pedante in cucina di Julian Barnes. Nella collana molti altri titoli da Il perfezionista di Rudolph Chelminski ad Afrodita di Isabel Allende, da Pomodori verdi fritti al caffè di Whistle Stop di Fannie Flag a In difesa del cibo di Michael Pollan. E ancora La casa nel bosco dei fratelli Carofiglio, I biscotti di Baudelaire di Alice Toklas, Chocolat di Joanne Harris, Sale e zafferano di Kamila Shamsie, In punta di forchetta di Bee Wilson, Kitchen di Banana Yoshimoto, Dolce come il cioccolato di Laura Esquivel, Biografia sentimentale dell’ostrica di Mary K.Fisher, Le relazioni culinarie di Andreas Staikos ed altri ancora.
Il primo titolo della collana Storie di cucina è in edicola da oggi, giovedì 29 gennaio a 7,90 euro. Seguono le altre uscite con cadenza settimanale allo stesso prezzo. Puoi acquistare la collana completa comodamente online nello store del Corriere della Sera.
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Francesca P. dice
Ohhhhh… sono rapita, da tutto. Racconto (e ora posso immaginare il tuo viso mentre parli), foto, mani, sensazioni… se scende una lacrimuccia la mettiamo dentro l’impasto? :-)
Sonia Monagheddu dice
Sarebbe quel tocco in più che fa la differenza <3
Manuela dice
Le mani che lavorano mi tolgono sempre il respriro e queste foto trasmettono tutta la saggezza di una vita.
Anch’io ricordo che me ne stavo nel mio letto in attesa di mio padre, arrivava tardi e tutto quello che speravo era restare sveglia anche solo per un “Ciao”.
Non ho per nulla origini calabresi,ma questa pasta mi ha rubato gli occhi :)
Sonia Monagheddu dice
Ciao Manu, grazie <3
Eli dice
Che bello.. grazie per averci regalato questi ricordi preziosi..
Sonia Monagheddu dice
Grazie a te per averli letti <3
Aleksandra (Vanilla&Staubzucker) dice
Bellissima storia cara Sonia!
Hai risvegliato in me tantissima nostalgia. Non la nostalgia triste, ma quella allegra, bella e piena di emozioni.
Un abbraccio!
Sonia Monagheddu dice
Ciao Ale, sono contenta che questo post abbia suscitato emozioni. Se positivi legati a cari ricordi ancora meglio.
Un abbraccio, a presto
Marina dice
Che bei ricordi Sonia! Belli da rivivere e delicati da ascoltare, nel mio caso da leggere! Un abbraccio
Sonia Monagheddu dice
Ciao Marina, grazie per essere passata a trovarmi.
Ricambio con affetto l’abbraccio
Buon fine settimana
Little Miss Book dice
… che un po’ più giù, direzione Tropea, chiamano fileja. Non avrei mai detto che fossi di origine calabrese.
Sonia Monagheddu dice
Ciao Marina, ebbene sì, sono nata a Milano da papà sardo e mamma calabrese (la nonna lo era ancor di più: sciallino sulle spalle, dialetto, pasta fatta in casa un giorno si e l’altro pure, il sugo che borbottava nella pentola già dalle 7.00 di mattina, ecc…) ;)
Un abbraccio
Evviva la fileja :)